marți, 30 august 2011

"polpette" - I promessi sposi, A. Manzoni

....E ora vi portero un piatto di polpette, che le simili non le avete mai mangiate."
pag.113, cap.VII
editura Oscar Mondadori 2010

Corriere della sera-Forum- scioglilingua
Domenica, 10 Aprile 2011,

Ma lo scenario è falso, in realtà allude al dominio austriaco sull'Italia settentrionale. Sebbene 'I promessi sposi' evochi lo spettro della fame, i suoi personaggi mangiano e bevono come gente di carne e ossa. Data la sua importanza come documento, gli storiografi di gastronomia studiano gli alimenti citati nel libro. Il trattato "La scienza in cucina e l' arte di mangiar bene" dell' emiliano Pellegrino Artusi (1820-1911), che ebbe per la cucina italiana la stessa importanza nazionalista de "I promessi sposi" fu pubblicato 64 anni dopo. Nel settimo capitolo del romanzo, Manzoni fa entrare Renzo in una taverna, con due amici, e chiedere un piatto di polpette. L' oste gli assicura che saranno le migliori che abbia già mangiato.
La questione è sapere quale la ricetta preparata dall' oste. Secondo "La grande enciclopedia illustrata della gastronomia" ( Selez. del Reader's Digest, Milano 2000) la polpetta è di uso antichissimo in Italia. Di carne, pesce o verdura, il tutto tritato ,unito con uovo, modellato in pattine. Si cuociono in diverse maniere ma gli italiani le preferiscono fritte. LA grande enciclopedia divide le polpette in due tipi: quelle di ingredienti crudi e quella di ingredienti cotti. Il secondo tipo era detto "dei poveri" per via dell' uso di resti. La ricetta toscana, detta fiorentina raccomanda carne cotta e pane raffermo. Ma, se Manzoni andasse in cucina, certamente farebbe la polpetta alla milanese, o meglio, "Mondeghili", tipica della sua città natale. Richiede carne cotta ma aggiunta con mortadella e salame.
Discendente dall'aristocrazua lombarda, nipote del giurista Marchese Beccaria (1738-1794), Manzoni fu educato dalla madre, donna colta, separata dal marito. Magro e alto, con abiti scuri, amava il gioco e la buona tavola. Oltre alle polpette gli piacevano la testina glassata, il cioccolato e il panettone. Tra le bevande preferiva il vino di cui abusava. A un amico che lo riprendeva per questo rispose: "Io ne bevo soltanto due bicchieri nelle occasioni". Non proprio così. Manzoni aveva un bicchiere speciale, fatto su misura a sua richiesta, due o tre volte maggiore del normale.
Qui finsce il testo e comincia la ricetta dei MONDEGHILI. Non la accludo per via dei famosi 2500 colpi e anche per rimanere in tema.
Non vorrei annoiare gli amici con carni e salumi tritati e amalgamati, impanati e fritti. Con emanazione di vapori. Se richiesto la divulgherò.
Cordiali saluti.
Umberto Gamba.

Le polpette del Manzoni (di Rocco Moliterni)

Un irrisolto dilemma sui Promessi sposi (che cosa Manzoni intendeva per “polpette”?) si può reperire nella rubrica del quotidiano “La Stampa” Fratelli di Teglia, curata da Rocco Moliterni, di giovedì 16 dicembre, dal titolo originario, Manzoni, giallo all'osteria tra polpette e mondeghilj. Si legge con gusto. (S.L.L.)

Mondeghilj
Come spiegavano i libri di scuola ben prima che arrivasse la tv furono i Promessi sposi di Alessandro Manzoni a unificare la lingua degli italiani. Mentre li scriveva Don Lisander era anche andato a Firenze per «sciacquare i panni in Arno», ossia per liberarsi da inflessioni dialettali. Da questo risciacquo però non si sa se si siano salvate le polpette. Contrariamente al resto d'Italia nell'800 a Milano per polpette, o meglio polpett, non si intendevano palline fatte con carne o verdura trita, ma degli involtini. Quelle che noi chiamiamo polpette i milanesi le chiamavano (e qualcuno ancora le chiama) mondeghilj, un termine che viene dall'arabo attraverso la dominazione spagnola. Così quando Manzoni, nel capitolo VII del suo romanzo, fa mangiare all'osteria un piatto di polpette a Renzo, Tonio e Gervaso, intende polpett o mondeghilj? «Mai mangia' i mondeghilj all'osteria» suggeriva Angelo Dubini, medico milanese e autore nel 1842 di un celebre libro di ricette, ma i Promessi Sposi erano già stati pubblicati da un anno. Se non sappiamo cosa faccia davvero mangiare Manzoni a Renzo, sappiamo in compenso perché lo fa. A chiederglielo fu infatti sua madre Giulia Beccaria. E lui rispose: «Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin da bambino tante di quelle polpette, che ho ritenuto giusto farle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo». Don Lisander sarebbe probabilmente comprensivo nei confronti dei liceali italiani che, costretti a studiarlo, hanno sempre considerato il suo romanzo un polpettone.


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